Uno sguardo al futuro
Intervista a cura di Mediastars.
Come l’avvento delle nuove tecnologie ha creato nuove professionalità nel mondo della comunicazione, e in quale direzione, con l’inizio della cultura User Centered hanno cambiato le regole dell’Adv?
È palese che le nuove tecnologie e il web in generale, abbiano creato nuove figure (Digital marketing manager, Social media manager, Content manager, Google ads expert, SEO Expert, ecc…).
Ma vediamo la cosa da un altro punto di vista: se alcune di queste figure fossero semplicemente un’evoluzione di figure già esistenti nel mondo dell’advertising che devono acquisire nuove skills per adattarsi ai canali?
Prendiamo in considerazione il content creator. Non potrebbe essere un Art director che crea post/stories o video content sui social? Il content manager non potrebbe essere un direttore creativo con capacità di overview su tutta la comunicazione aziendale?
Il mio lato pragmatico esce nel momento in cui lo scenario vuole complicarsi.
Si parla sempre più di Digital marketing manager, io parlo ancora di Marketing manager. Perché la figura è la stessa, semplicemente arricchita di competenze digitali.
Sicuramente la direzione dell’advertising negli ultimi anni, ha fatto nascere una figura indispensabile al giorno d’oggi: il data analyst. Per migliorare le performance delle campagne e delle azioni di marketing è necessario qualcuno che interpreti il dato. Perché se conosci scegli, se non conosci pensi di scegliere.
Ed è proprio con il data analyst che si possono profilare meglio le buyer personas e il loro comportamento. Sappiamo ormai tutti che l’utente ha cambiato le sue abitudini, rendendo la fase centrale del processo d’acquisto (quelli bravi direbbero il messy middle), una parte importantissima per la conversione.
Quindi se dovessi pensare ad una nuova figura nel mondo del marketing e della comunicazione, potrebbe essere il Behavioural Architect, ossia l’architetto dei comportamenti del consumatore.
In questo contesto, in che modo capacità di intuizione, sensibilità e comportamenti rispettosi, possono portare ad uno sviluppo e al conseguente empowerment delle aziende?
Il mercato, in questo scenario altamente competitivo, è soggetto a cambiamenti frequenti e non è facile predirlo. Basti guardare Netflix, che dopo essere stato leader e aver creato un mercato, ora è in sofferenza proprio grazie ai diversi competitors che sono emersi, e il fatto di non creare nell’ultimo anno contenuti ingaggianti come prima, gli sta facendo perdere quote.
Proprio perché tutto è veloce ed in continua evoluzione, intuizione e sensibilità sono due skills che un imprenditore o un manager devono avere. Come svilupparle? Tenendo la mente aperta (soprattutto eliminare l’atteggiamento “facciamo così perché abbiamo sempre fatto così”), essere pronti al cambiamento, e allocare un budget o un team per l’innovazione, che sia per sviluppare il proprio prodotto/servizio o il proprio marketing.
L’altro aspetto fondamentale è la persona. Nello specifico: investire in formazione e benessere della persona. Non è nello smart working che diamo valore ai nostri collaboratori, ma nel capire gli obiettivi di ognuno e creare un percorso di crescita ad hoc.
L’empowerment delle aziende è fatto da una buona dose di strategia, impegno e costanza il tutto appoggiato su team di persone competenti.
Ma, a parer mio, c’è una qualità che le anticipa tutte ed è la curiosità. Perché la curiosità è l’anticamera di una mentalità aperta, e solo da menti aperte nascono le vere innovazioni.
Il futuro di internet sarà caratterizzato da un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar? Quali potrebbero essere le opportunità e le insidie di questo cambiamento?
Prendendo di petto la domanda, considerati i miliardi di dollari che le big tech corp stanno investendo nel Metaverso, Virtual reality, ecc.., la risposta è: sì, passeremo molto tempo con i nostri avatar su mondi virtuali.
Analizzando il contesto e gli ultimi anni di evoluzione tecnologica, una volta che la massa si sarà stancata di vivere il mondo virtuale, potrebbe presentarsi anche una controcultura, una sorta di “recessione”, che spingerà di più verso un ritorno all’esperienza fisica. Difficile è definire precisamente in quanto tempo tutto ciò si verificherà.
Le opportunità che il web 3.0 può portare però sono molte, a partire dalla trasparenza e proprietà del dato. Tutto nella blockchain è tracciabile e visibile, quindi potrebbe esserci una vera rivoluzione su temi come privacy e utilizzo dei dati personali.
Per quanto riguarda il mondo dell’advertising, gli NFT sono un’opportunità enorme, sia come smart contract (veri e propri contratti sulla proprietà anche fisica di beni) oppure su proprietà di diritti di opere audio, opere visive o intellettuali.
C’è un aspetto negativo che tocca la pubblicità, ma come tutte le cose negative nasconde un’opportunità: il consumatore è sovraesposto all’advertising e anche nel metaverso, si pensa già a realizzare i vari wearables, come una borsa di Gucci o un Rolex per il proprio avatar. E se ci fosse un modo per coinvolgere l’utente facendolo partecipare al guadagno della piattaforma che distribuisce l’ads? Esempio: se Google desse qualcosa in cambio all’utente che guarda tutto lo spot o che converte grazie ad un’adv? Il target subirebbe meno le sponsorizzate e sarebbe meno passivo, di conseguenza aumenterebbe l’efficacia della comunicazione del brand.
La blockchain e i token saranno probabilmente lo strumento più completo per sviluppare questo scenario.
Francesco Gobbato
CEO & Creative Director KF ADV