Facebook non dorme mai: il nuovo algoritmo

Facebook - KF ADV digital agency Vicenza

Facebook non dorme mai: il nuovo algoritmo

Mark Zuckerberg l’aveva annunciato. Da gennaio di quest’anno a far girare Facebook è un nuovo algoritmo, volto a favorire le interazioni con amici e familiari. L’effetto indesiderato di questo cambiamento è che a perdere in visibilità sono i brand, sempre più rari sulle bacheche degli utenti. L’asta delle sponsorizzate quindi alza la sua posta, rendendo la vita più complicata alle aziende che scelgono di promuovere prodotti e servizi sulla nota piattaforma. In altre parole, le Ads dei brand raggiungeranno una percentuale di audience inferiore rispetto a prima.

L’algoritmo, di per sé, verifica quali contenuti valga la pena far comparire sul feed di una persona. I parametri di rilevanza sono quelli più ovvi, ovvero gli interessi mostrati dall’utente sul social per mezzo di like, commenti, pubblicazioni e condivisioni.

Ma passiamo ai numeri. Una persona ha a disposizione, su base quotidiana, oltre 1500 post. Ma presta attenzione solo al 20% di questi. L’algoritmo fa quindi in modo che questo 20% sia il primo visibile all’utente.

In sintesi, ci sono stati tre cambiamenti con il nuovo aggiornamento:

  • Il numero di persone che interagisce con il post: in altre parole, il post all’inizio viene mostrato ad una piccola percentuale di persone (amici) e, se ci sarà un buon riscontro, la visibilità della pubblicazione aumenterà estendendosi su un pubblico più ampio.
  • Le reazioni, i commenti e le condivisioni del post: maggiori saranno queste azioni, maggiore sarà la fortuna del post. Questo perché a ciascuna corrisponde un punteggio calcolato dall’algoritmo (ad esempio un like vale un punto, un commento ne vale 6, un commento 13).
  • Le azioni di amici e familiari rispetto a contenuti di dominio pubblico: questa è quasi l’unica arma lasciata in mano ai brand. In altre parole, se un utente condivide il contenuto di una pagina, questo avrà la precedenza sui feed delle persone con cui interagisce giornalmente sulla piattaforma.

Il perché è chiaro, e l’abbiamo già spiegato nell’articolo dedicato al nuovo algoritmo di Instagram: Facebook vuole che i contenuti visti dall’utente siano per lui rilevanti.

Come l’algoritmo porti a termine questa operazione, poi, si può spiegare in quattro fasi:

  • Fase di inventario: rilevamento dei contenuti disponibili
  • Fase di analisi: considerazioni sul contenuto
  • Fase di previsione sul comportamento dell’utente
  • Punteggio generale

Quindi, cosa possono fare i brand per superare gli ostacoli posti dall’algoritmo? Puntare tutto sulla fase di analisi: se l’algoritmo giudicherà i contenuti dell’azienda interessanti per l’utente, ci saranno più chances che questi compaiano sulla sua bacheca. In altre parole, bisogna rendere i post i più personalizzati possibile perché “passino i controlli” di Facebook.

Ma non basta.

Ecco cos’altro bisogna fare per vincere l’asta e l’attenzione del pubblico:

  1. Creare contenuti che fruttino una connessione reale con l’utente e tra gli utenti, e che generino reazioni in modo spontaneo.
  2. Pubblicare video inediti: riceveranno un trattamento privilegiato dall’algoritmo.
  3. Dare priorità, quando la tipologia di brand lo consente, alle direct: funzionano moltissimo nel caso di alcuni servizi o prodotti.
  4. Se la tipologia di servizio o prodotto lo consente, creare Facebook Groups che consolidino la community del brand.
  5. Non pubblicare link che abbiano contenuti di basso valore: ne perderà il brand in credibilità e audience.
  6. Umanizzare il brand, renderlo vicino alle persone.
  7. Se c’è molto da comunicare, sfruttare le stories (meglio se in modo creativo): il 62% degli utenti di Facebook sostiene di essere più interessato ad un brand o servizio se lo hanno visto sulle stories.
  8. Evitare call to action troppo esplicite, come “lascia un commento qui sotto” o “metti like se ti è piaciuto”, ecc. Scoraggiano l’azione attiva e passiva dell’audience.

Insomma, il nuovo algoritmo ha apportato dei cambiamenti sensibili. Con un po’ di fortuna, esperienza e abilità, è possibile che anche le aziende riescano a trarne vantaggio, creando forse relazioni più “vere” con gli utenti di Facebook.